"Saper fare per saper essere". Fondazione il Faro,centro internazionale di orientamento, formazione ed avviamento al lavoro di giovani e non.

giovedì 9 settembre 2010

Un progetto vincente

La Fondazione, in collaborazione con il Ministero degli Esteri, nel 2005, si è occupata di ospitare e formare un gruppo di trenta ragazzi iracheni provenienti da categorie svantaggiate, dando loro l'oppurtunità di  formarsi e conoscere la cultura italiana. Questo progetto, a mio avviso "vincente" era così articolato: ospitalità per tre mesi, formazione di idraulico (per i ragazzi) e segretaria organizzativa (per le ragazze), conoscenza della città di Roma e della cultura italiana.
Chiaramente, durante tutto il periodo della formazione sono stati accompagnati da interpreti ed è stato dato loro tutto il materiale didattico indispensabile alla loro formazione.
Questo progetto, nel corso degli anni è stato attuato anche con ragazzi argentini e palestinesi, sempre in collaborazione con enti come l'Associazione Emigranti, Caritas, Artigian Cassa, Fiat Argentina.
Da questo si può intuire la particolare attenzione che la Fondazione dedica ai ragazzi in difficoltà, con una visione allargata e un concetto di globalità, non sempre facile da trovare!
Formare giovani iracheni e palestinesi alla cultura del lavoro, insegnare loro l'autonomia, permettergli di vivere in un paese in "pace", confrontarsi con coetanei che sicuramente vivono parte delle loro stesse difficoltà, rispetto all'inserimento nel mondo, e non solo lavorativo, vuol dire mettere delle basi culturali e formative che offrono ai loro paesi una possibilità di "rinascita".
In Iraq i giovani cercano di entrare nelle forze armate non perché posseduti dal demone del combattimento ma perché l’esercito è un buon datore di lavoro, in un paese dove la disoccupazione è sempre intorno al 50-60% della popolazione. Un soldato arriva a guadagnare anche 500 dollari, una somma importante da quelle parti.
Molti giovani pagano tangenti per riuscire a farsi arruolare e “sistemarsi”. I terroristi colpiscono le aspiranti reclute, indebolendo il morale delle truppe e facendo così marcire nella povertà un numero maggiore di famiglie. E il mese di luglio, con quasi 600 civili uccisi, è stato il più cruento degli ultimi cinque anni.


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